Easy by Tammara Webber

Easy by Tammara Webber

autore:Tammara Webber
La lingua: ita
Format: epub, mobi
pubblicato: 2013-04-17T04:00:00+00:00


14

Dopo un'assenza di tre mesi la casa aveva uno strano odore. Come di cane... associato all'acqua di colonia Chanel che metteva sempre mia madre, più qualche altro odore indefinibile che la mia mente classificava come casa.

Eppure non mi era più tanto familiare. Non vi appartenevo più, e il mio corpo lo sapeva.

Trascinai dentro il mio contrabbasso nella sua custodia da viaggio con le rotelline. Senza genitori e senza Coco non c'era motivo di spostarlo dal soggiorno. Lo poggiai contro il muro e lì rimase, come se facesse parte dell'arredo. Le luci della casa erano state regolate a un orario preciso, poiché mamma e papà erano partiti. Decisi di lasciarle accendersi e spegnersi a piacere, a eccezione di quelle della cucina e delle lampade della mia camera da letto che, probabilmente, con questo sistema non si sarebbero proprio accese.

C'era del cibo nella dispensa e nel freezer, però quasi nulla in frigo. Prima di andarsene, i miei genitori avevano fatto, fuori tutta la roba deteriorabile, non sapendo che sarei arrivata quella sera, dato che non li avevo avvisati. Mia madre mi aveva mandato un sms poco prima di imbarcarsi in aereo, aggiungendo: 'Divertiti con Erin. Ci vediamo il mese prossimo. Non avendo più indagato sui miei piani, in qualche modo era arrivata alla conclusione che sarei tornata a casa con la mia compagna di stanza.

Per cena riscaldai una porzione di lasagne di verdure e spostai un tortino di tacchino dal freezer al frigo per il pranzo del giorno del Ringraziamento. Nel freezer c'era anche mezzo pacco di patate e nella dispensa trovai una bottiglia non aperta di succo di mirtillo rosso. Lo misi in frigo. Tah-dah! Ecco il pranzo del giorno del Ringraziamento per una persona.

Dopo aver visto due repliche di una sitcom spensi la tv, spostai subito il tavolino di noce dal suo solito posto, perfettamente al centro della sala sul tappetino tibetano lavorato a mano, e spacchettai il contrabbasso. Presi un'etagere di cui mi servivo quando non riuscivo a trovare il mio leggio e provai l'inizio di un preludio che avevo cominciato a comporre per il saggio di fine anno.

L'ultima cosa che mi aspettavo di sentire mentre scarabocchiavo le note sul pentagramma fu il suono del campanello. Non avevo mai avuto paura di restare sola a casa, anche se effettivamente non mi era mai capitato di starci con i miei fuori città. Non sapevo se fingere che non d fosse nessuno, ma ovviamente, chiunque fosse, mi aveva sentita suonare. Appoggiai il contrabbasso e mi avvicinai in punta dei piedi alla porta in legno massello per vedere attraverso lo spioncino. C'era Kennedy che mi sorrideva, illuminato dalle forti luci della veranda. Ovviamente non poteva vedermi, però aveva risposto a quella porta cosi tante volte e sapeva quasi quanto me cosa si vedeva dall'interno.

Aprii la porta chiusa a chiave senza muovermi dalla soglia. «Kennedy? Cosa d fai qui?»

Diede un'occhiata in giro, alle mie spalle, e sentì la calma piatta della casa. «I tuoi genitori sono usciti?»

Sospirai. «Non ci sono.»

Si accigliò. «Non ci



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